ESCLUSIVA CP – Massimo Rastelli: “negli ultimi 15 anni si è abbassata moltissimo la percentuale di calciatori italiani che giocano in Serie A.”
In esclusiva, ai microfoni di Calciopanchina di Niccolò Brancati, presentiamo Massimo Rastelli – allenatore professionista, considerato un riferimento sportivo e umano
Presentata da Niccolò Brancati, ecco l’intervista che ci ha concesso il mister Rastelli, a cui vanno i più sinceri ringraziamenti per la sua disponibilità.
NB: Buongiorno a tutti i nostri amici lettori del blog CalcioPanchina di Niccolò Brancati. Oggi abbiamo il piacere di avere con noi il mister Massimo Rastelli. Grazie per essere qui! Buon giorno mister, iniziamo questa intervista presentando le tue origini ai nostri lettori.
MR: Buongiorno, è un piacere anche per me. Ciao Niccolò: Massimo Rastelli è stato un ragazzo semplice e umile con una sola cosa in testa, giocare a “pallone”. Questa grande passione mi ha portato a diventare un calciatore che dai dilettanti ha scalato tutte le categorie fino a raggiungere la Serie A. Disputo più di 600 partite tra i professionisti, segnando quasi 100 goal. All’età di 40 anni e mezzo decido che è giunto il momento di attaccare le scarpette al chiodo intraprendendo la carriera di allenatore.
NB: Ha girato moltissime società e visto centinaia di ragazzi, dove sente di aver lasciato l’impronta più indelebile? Dove crede di aver fatto davvero la differenza?
MR: Nelle squadre che ho allenato penso di aver lasciato tracce del mio lavoro, al di là del risultato sportivo. Juve Stabia, Avellino e Cagliari sono sicuramente le squadre dove oltre a vincere il campionato, sono riuscito con l’aiuto di tutto il mio staff a far crescere ragazzi sconosciuti come D’Ambrosio, Izzo, Zappacosta e Barella che successivamente sono stati acquistati da club di Serie A. Non dimentico la bellissima esperienza di Portogruaro e le ristrettissime possibilità economiche, la mancanza di strutture adeguate e il manipolo di ragazzini che si affacciavano per la prima volta in C1. Sfiorammo l’ingresso ai play-off.
NB: Da ex calciatore professionista e da allenatore, come vedi i ragazzi che escono oggi dalle giovanili e quali caratteristiche dovrebbero avere per affrontare il “calcio dei grandi”?
MR: Le nuove generazioni purtroppo non hanno sfornato grandi talenti. Negli ultimi 15 anni si è abbassata moltissimo la percentuale di calciatori italiani che giocano in Serie A.
Le caratteristiche che ogni ragazzo deve avere per raggiungere i massimi livelli sono sicuramente la passione, il sacrificio, l’umiltà e la voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.
NB: Che cosa raccomanda alle nuove generazioni di istruttori e allenatori?
MR: La cosa importante per chi fa il nostro mestiere è quella di non far perdere il gusto ai nostri ragazzi di giocare a calcio e di divertirsi. È fondamentale entrare subito in sintonia con ogni singolo calciatore. Empatia, coerenza e credibilità sono qualità che ogni allenatore o istruttore deve avere affinché ci sia nei suoi confronti stima, fiducia e rispetto. Attraverso il lavoro quotidiano, fatto di continue informazioni ed esercitazioni specifiche collettive e individuali, l’allenatore o istruttore deve porsi come obiettivo quello di migliorare ogni singolo calciatore per renderlo sempre più convinto e autonomo nel gestire tutte le situazioni di gioco.
NB: Veniamo al campo. Quali sono i principi del tuo modello di gioco?
MR: Alle mie squadre al di là del budget e degli obiettivi prefissati ad inizio stagione, ho sempre cercato di creare una “mentalità vincente”. Con questo termine si intende per quanto mi riguarda la voglia di non accontentarsi mai, di pretendere sempre il massimo da se stessi e di combattere la cultura degli “alibi”. Sono convinto che “volendo” si possa raggiungere qualsiasi risultato!!!
Per quanto riguarda i principi di gioco, voglio una squadra sempre propositiva che giochi sempre per vincere. In fase di non possesso la squadra deve essere aggressiva non facendo ragionare il portatore di palla avversario. Nel momento in cui recuperi palla, verticalizzi e attacchi gli spazi il più velocemente possibile. In fase di possesso, contro squadre schierate con tutti gli effettivi sotto la linea della palla, chiedo che ci sia un primo giro palla molto veloce per muovere gli avversari e trovare il giusto spiraglio. Successivamente si deve avere il coraggio di giocare sempre in avanti con passaggi corti tra le linee e traiettorie lunghe a seconda degli spazi e degli avversari. Chiedo molto ai miei giocatori di provare a dribblare un avversario, soprattutto negli ultimi 30 metri e di non avere paura di sbagliare.
NB: Le tue proposte variano da settimana a settimana? Come è organizzato il tuo microciclo tipo, da partita a partita?
MR: Le proposte variano da una settimana all’altra per dare sempre stimoli nuovi ai miei giocatori pur mantenendo naturalmente i nostri principi di gioco. Nei primi giorni della settimana si lavora di più su esercitazioni generali (senza entrare nello specifico della gara e dell’avversario) e con qualche lavoro in più a “secco” dal punto di vista atletico, anche se la maggior parte del lavoro è con la palla. Nei giorni successivi (giovedì/venerdì/sabato) se prendiamo come riferimento una gara che si gioca di domenica, ci saranno proposte più specifiche che preparano la squadra a tutte quelle situazioni tecnico-tattiche di possesso e non possesso, comprese le palle inattive.
NB: Obiettivi per il tuo futuro?
MR: Obiettivo è non sbagliare la scelta della prossima squadra da allenare, cosa fondamentale per il nostro mestiere!
NB: L’ultima domanda riguarda noi, conosci CalcioPanchina.it? Cosa pensi del sito?
MR: Purtroppo non conoscevo questo sito ma da oggi grazie a questa intervista seguirò con interesse.
NB: Grazie mille per aver risposto alle nostre domande, a presto e in bocca al lupo per tutto!
MR: Niccolò ringrazio Te e il Tuo blog. Un saluto a Te e ai lettori
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