APPUNTAMENTO CON….CALCIO PANCHINA – PAZZASERIEC INTERVISTA IL GIOVANE TECNICO NICCOLO’ BRANCATI
Ciao Niccolò, sei un giovane mister alle prime armi ma che ha già raccolto esperienze interressanti. Ci spieghi come è nato il tuo amore per il calcio e la tua passione per il “bordo campo”?
“ L’amore mi è scaturito verso 11/12 anni, anche se già prima praticavo questo sport in una squadra di quartiere catanzarese, tuttavia smisi subito perché ritenni il calcio non interessante. Ritornando al discorso di amore per il calcio, iniziai ad informarmi un po’ verso la squadra del mio cuore cioè il Milan, amore trasmesso da mio papà, un milanista sfegatato per poi piano piano interessarmi alla squadra della mia città ovvero il Catanzaro, grazie anche all’apporto della società Noto che stimo molto e ha fatto vedere in questi ultimi anni di saperci fare anche sul lato sportivo oltre che commerciale”.
I tuoi inizi?
“Ho iniziato ad allenare all’età di 17 anni in una scuola calcio di Catanzaro. Iniziai con un gruppo di pulcini 2007/2009 anche se il mio primo vero gruppo dove mi venne dato l’incarico sono stati i piccoli amici 2014/2015 che ha centrato la mia dimensione”.
Come hai fatto ad entrare in questo mondo? Che patentino hai?
“Ero molto acerbo quando decisi di entrare in questo mondo qui, già a 17 anni debuttare fa strano ma l’amore mi ha portato fin qua. Ho conseguito il Entry-level E che lo fa la Figc ed è gratuito, un patentino di attività di base per allenare fino agli esordienti, che mi propose la società dove allenavo. Tuttavia ritengo che mettersi in bacheca un attestato per allenare in A serve a poco, bisogna vedere la capacità e il bagaglio che uno accumula negli anni con l’esperienza”.
Ora che collabori per il Catanzaro Calcio Femminile (Rappresentativa U15), quali sono le tue considerazioni sul livello del calcio femminile in generale? Ci sono differenze con il calcio maschile? E se sì quali?
“Il mio approccio verso il calcio femminile devo ammettere che non è stato subito facile, mi sono immerso in una avventura nuova ma alquanto formativa per il mio tasso tecnico e mi ritengo fortunato di farne parte. Il discorso del calcio è unico, ci sono comunque delle differenze sia a livello psicologico che fisiologico: su quest’ultimo livello ci sono determinati allenamenti e tecniche specifiche a riguardo. Anche per costituzione la donna è diversa dall’uomo e viceversa: il calcio femminile è sicuramente meno veloce e tecnico di quello maschile. Sul discorso psicologico invece c’è bisogno di alimentare coraggio in loro: hanno paura dell’uno contro uno, hanno timore di sbagliare e quindi anche correggere ad esempio il tiro debole rientra tra i compiti. In ogni caso sta a me ricordare che nessuno è perfetto, neanche gli uomini lo sono”.
Durante il periodo della quarantena, come ti sei approcciato alle tue giovani leve? Approfondimenti o studi su nuove metodologie di allenamento?
“In questa quarantena mi sono aggiornato, mi sono informato. Rimanere fermo non ha molto senso, sono stato invitato e ho partecipato a diverse master class tra cui l’Elite Football Centre di cui ringrazio Mario Savio per l’invito. Ho partecipato a incontri formativi e importanti sotto il profilo culturale e tecnico. Adesso dovrò seguirne altre grazie alla partnership con la Federazione Italia di Calcio a 5, che mi hanno invitato settimana scorsa, sposando una nuova avventura che richiama il mio passato nelle Pantere Nere”.
Tornando a Catanzaro, come giudichi l’annata giallorossa? Cosa pensi di Gaetano Auteri (tecnico del Catanzaro, ndr)?
“E’ stata una stagione un po’ così, dopo l’exploit dell’anno scorso quest’anno è stato a forte intermittenza. Possiamo parlare del calcio dell’anno scorso, dove Auteri si è confermato un vero professionista della categoria. Magari quest’anno non è andata perché si è sciolto un gruppo costruito perfettamente l’anno scorso, bastava inserire un paio di elementi di spessore per vincere. Giovani promesse? Sono davvero pochi quelli che riescono ad emergere, penso Imperiale (ora al Piacenza, ndr) o Caliò che ora gioca a Pescara”.
Per finire una domanda di attualità: sei d’accordo con la ripresa del calcio? Ritieni che sia pericolosa una ripresa dell’attività agonistica in ottica infortuni? Sarà più difficile allenare testa o gambe?
“A livello psicologico penso ci sia poco da lavorare, i ragazzi sono motivati e vogliosi di tornare al campo. Per gli infortuni credo che ci saranno purtroppo, pensiamo a Ibrahimovic ad esempio. Ci saranno molti infortuni, allenarsi intensamente e le gambe sono quel che sono, saranno esposte a maggiore intensità. A maggior ragione, ero un fautore per la conclusione della stagione, la C non è paragonabile alla A ad esempio. Poi si parla di riforme e quant’altro, la B a 40 squadre darebbe più visibilità ma non dimentichiamo che dopo l’epidemia ci saranno parecchi fallimenti”.
Intervista a cura di Michael Tassone
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