ESCLUSIVA CP – Ernesto Gligora: “primo appuntamento con la Numero 1 Xtreme”.
In esclusiva, ai microfoni di Calciopanchina di Niccolò Brancati, presentiamo Ernesto Gligora, giovane portiere considerato un punto di riferimento sportivo e umano.
Presentata da Niccolò Brancati, ecco l’intervista che ci ha concesso il giovane portiere calabrese, a cui vanno i più sinceri ringraziamenti per la sua disponibilità.
NB: Ciao Ernesto, sei un giovane portiere alle prime armi che ha già raccolto esperienze interessanti. Ci spieghi come è nato il tuo amore per il calcio e la tua passione per i “pali”?
EG: Il mio amore per il calcio è nato insieme a me, col pallone ci giocavo sempre anche se in un modo particolare. Ero abituato non a prendere a calci il pallone ma ad attaccarlo, come per eseguire un attacco palla aggressivo senza pensieri , solamente che lo facevo contro gli avversari sbagliati probabilmente, cioè i miei genitori. Avevo già capito che il rotolarmi a terra e il contatto col pallone erano le cose che più mi facevano stare bene e per questo mio padre mi portò per la prima volta a 5 anni alla scuola calcio. La mia storia tra i pali però comincia due anni dopo quando il mister mi chiese che ruolo volevo fare, senza dubbi io gli dissi deciso di voler andare in porta, rispetto invece ai miei compagni che volevano fare il gol giocando avanti. Io ero sicuro della mia scelta già da bambino, preferivo esultare dopo una parata invece di cercare il gol come i miei compagni.
NB: Quando hai indossato per la prima volta i guanti da portiere?
EG: La prima volta che li ho indossati è stato proprio all’età di 7 anni, mio padre mi regalò un paio di guanti della kipsta, dopo 2 giorni erano mezzi distrutti!
NB: Chi è stato il tuo primo idolo da bambino?
EG: Un tifoso juventino dalla nascita non poteva che avere come idolo il portiere più forte del mondo, proprio nel momento più alto della sua carriera, il numero 1 ,Gigi Buffon. Insieme a Del Piero mi hanno aiutato a farmi innamorare completamente del calcio, erano due giocatori incredibili e quando soprattutto Gigi giocava e vedevo che non tiravano in porta, anche sul 4 a 0 per noi aspettavo un tiro verso la nostra porta, volevo vederlo volare in ogni partita.
NB: Hai praticato altri sport prima del calcio?
EG: Non ho voluto per mia scelta provare nessun’altro sport, io ero deciso su quello che volevo fare, e l’ho fatto.
NB: Quando ti sei messo tra i pali per la prima volta, hai subito pensato “sì, questa cosa fa per me”?
EG: Si senza dubbio, anche se non ero un muro all’inizio e prendevo gol, non mi importava e mi sono rialzato sempre, anche perché sennó non sarei qua.
NB: Per un portiere è più importante l’allenamento o la partita per crescere?
EG: La partita è un qualcosa di unico, ti mette in luce soprattutto, il pubblico, la pressione, l’imprevedibilità, le grida. Però è anche uno specchio, riflette tutto ciò che si fa negli allenamenti, non si può arrivare la domenica senza allenamenti. Non solo dal punto di vista tecnico ma anche mentale ti forma l’allenamento, stare faccia a faccia col pallone, senza pressioni, a continuare ripetutamente a rifare quell’esercizio che non si riusciva a finire perché si sbagliava, ti da una carica l’allenamento che ti fa arrivare alla partita come un predatore che aspetta solo la sua preda. Quindi secondo me l’allenamento è fondamentale per crescere soprattutto per fare bene durante la partita alla fine.
NB: Quale preparatore dei portieri è riuscito a tirarti fuori il meglio?
EG: Quando ho incontrato per la prima volta Mister Cosimo e la sua scuola ho subito pensato “solo portieri, questa non è una scuola, è il paradiso”.All’inizio era dura stare dietro a tutto, non essendo abituato alla fine di ogni allenamento morivo, la lingua sotto le scarpe però non posso dire che grazie al mister, mi ha aiutato a tirare fuori il meglio di me e soprattutto a farmi divertire, che per me alla fine è la cosa fondamentale. Devo dire che la scuola del mister è una delle scuole più valide nel panorama nazionale, sia dal punto di vista di tecnica d’allenamento ma anche dal punto di vista umano.
NB: Cosa vuol dire per te “essere un portiere”?
EG: Per me è essere me stesso, in campo tutti i pensieri vengono messi in secondo piano per focalizzare l’attenzione completamente sulla partita o sull’allenamento, su quello che bisogna fare , così si riesce a cacciar fuori il meglio di se.
NB: Il tuo futuro?
EG: Non mi piace tanto pensare ad un futuro perché io vivo per il presente, io seguo quello che mi fa stare bene, che mi diverte e di certo il calcio è uno di quelli, perciò le opportunità possono capitare, in caso si valuterà e si prenderanno determinate decisioni.
NB: Grazie mille per aver risposto alle nostre domande, a presto e in bocca al lupo per tutto!
CalcioPanchina di Niccolò Brancati – Riproduzione riservata