ESCLUSIVA CP – Sonny Barbuto: “bisogna seriamente investire nei settori giovanili e nei tecnici qualificati, non solo da un patentino, ma da una preparazione oltre modo specifica”
In esclusiva, ai microfoni di Calciopanchina di Niccolò Brancati, presentiamo Sonny Barbuto – allenatore giovanile, considerato un riferimento sportivo e umano
Presentata da Niccolò Brancati, ecco l’intervista che ci ha concesso il mister Barbuto, a cui vanno i più sinceri ringraziamenti per la sua disponibilità.
NB: Buongiorno a tutti i nostri amici lettori del sito CalcioPanchina di Niccolò Brancati. Oggi abbiamo il piacere di avere con noi il mister Sonny Barbuto. Grazie per essere qui! Buon giorno Sonny, iniziamo questa intervista presentandoti brevemente ai nostri lettori.
SB: Buongiorno, è un piacere anche per me. Ciao Niccolò: la mia avventura nel mondo del calcio inizia con una piccola parentesi da calciatore nel Catanzaro – ho fatto la trafila nelle giovanili – laureandomi campione d’Italia con la Berretti nel 1992 “due le convocazioni in Serie C1”. Una storia quasi trentennale, che vede i veri e propri albori a partire dal 1996, quando intraprendo la carriera da mister con la scuola calcio Punto Juve di Salvatore Pesce. In seguito passo al Santa Maria, dove scrivo una delle pagine più belle del settore giovanile catanzarese degli ultimi 25 anni. Tanti i campionati regionali e i trofei portati a casa. Titoli regionali con le categorie Giovanissimi ed Allievi, campionati a carattere regionale vinti con il Pro Cosenza, la Mediterranea di Scalea ed il Catanzaro Lido, senza dimenticare le esperienze in prima squadra sulle panchine di Sambiase in Eccellenza e Locri in Promozione, il Real Santa Maria in Prima Categoria e la Nuova Terina in Seconda Categoria. Fuori dall’ambito calcistico sono un docente di scienze motorie e giornalista da oltre venti anni.
NB: Mister, sembra che l’attività di base nel calcio attuale abbia perso la sua funzione formativa…
SB: Sull’attività di base avrei bisogno almeno di una mezza giornata per esprimere tutto quello che penso. Sinteticamente posso dire che oggi non solo si è persa la cultura formativa, ma soprattutto si sono persi i veri criteri. Le scuole calcio dovrebbero avere il compito di forgiare i talenti, di migliorare i ragazzi che amano questo sport facendo loro capire che il calcio è una cosa seria, così come la scuola e qualsiasi cosa nella vita si svolga. Formare un ragazzo vuol dire non solo abilitarlo dal punto di vista tecnico atletico e fisico, per far sì che lo stesso raggiunga dei risultati sul campo e nella vita, ma significa soprattutto fargli vivere delle esperienze. Sviluppare in campo in maniera maggioritaria la propria fantasia, la propria creatività, senza ingabbiarlo in nessun dettame tattico e schematico è molto importante. Il calcio negli ultimi quarant’anni è cambiato solo per il retropassaggio al portiere. Oggi giorno vediamo che i difensori non sanno più marcare, i portieri non sanno più parare “ma sanno giocare con i piedi”, gli attaccanti non tirano più in porta, e si gioca più in orizzontale che in verticale.
NB: Per migliorare la situazione del calcio giovanile calabrese e poi italiano, quale altro passo considera necessario?
SB: Bisogna seriamente investire nei settori giovanili e nei tecnici qualificati, non solo da un patentino, ma da una preparazione oltre modo specifica, perché lavorare con i ragazzi è praticamente quasi un’altra missione rispetto a quella di lavorare con una prima squadra. Bisogna ritornare a curare le cose semplici e basilari di questo sport. Ritornare a capire che la miglioria di un ragazzo passa attraverso l’allenamento quotidiano, tecnico e dei fondamentali di gioco. Un ragazzo non si migliora, soprattutto nelle prime fasce di età, inculcandogli tattiche o schemi di gioco, piuttosto che un vocabolario sportivo oltremodo difficile da essere compreso. Sentire parlare da alcuni miei colleghi a ragazzini di età 14 – 15 anni di “marcature preventive”, di “seconde o terze palle” di “scivolare” o di “aprire il campo” non credo sia il viatico giusto per ritornare a far ruggire i nostri settori giovanili soprattutto poi se il discorso va circoscritto alle nostre squadre calabresi che da tantissimo tempo occupano le ultime posizioni della graduatoria nei rispettivi campionati nazionali under 17, under 16, under 15. Aggiungo infine che le scelte vanno fatte in virtù della meritocrazia e non del clientelismo.
NB: Quale è dunque la nostra posizione all’interno del panorama calcistico europeo? Siamo così indietro rispetto ad altre nazioni? Perché?
SB: Dal punto di vista economico e strutturale sicuramente siamo lontani anni luce da alcune nazioni calcistiche come la Germania, l’Inghilterra e la Spagna. Certamente il nostro calcio rimane quello più difficile, quello più ostico da affrontare e soprattutto, dopo una parentesi non certo eccelsa negli ultimi anni, anche nelle coppe europee stiamo oltre modo ben figurando, quindi pian piano il gap si sta riducendo. Il lavoro da praticare è più sulla tecnica e sui fondamentali di gioco come il dribbling, la marcatura, il tiro in porta, perché onestamente questo calcio moderno a me, non solo non piace, ma soprattutto ricordo sempre che fare tanto possesso palla non finalizzato al tiro in porta non ha senso!
NB: Il bravo allenatore è quello che si adatta alle caratteristiche dei calciatori per farli rendere al meglio?
SB: Ogni mister ha probabilmente un suo modulo di gioco preferito e delle sue ideologie in cui crede, ma certamente quando poi ti trovi al cospetto di una squadra, al cospetto di tanti giocatori, il grande allenatore è quello che riesce a farli rendere al meglio secondo le loro caratteristiche, cercando di far passare le sue idee con opere di convincimento “naturalmente poi queste devono essere supportate dai fatti e dai risultati”. Un altro obiettivo è riuscire a far migliorare ognuno dei ragazzi, affinché vadano oltre i propri limiti e in maniera collaborativa, stimolati e coinvolti a 360 gradi, conseguendo a centrare l’obiettivo comune.
NB: Il talento è un qualcosa che si può costruire?
SB: Penso proprio di no. Il talento è un qualcosa col quale ci si nasce. Certamente attraverso gli allenamenti, la costanza, la tenacia, ogni parametro tecnico, ogni abilità motoria la si può migliorare, la si può allenare, ma il talento puro, la classe, il genio è qualcosa di innato.
NB: Obiettivi per il tuo futuro?
SB: Non mi piace molto programmare. Vivo solitamente sempre alla giornata. Posso dirti certamente che i miei obiettivi futuri in termini calcistici sono sempre quelli di seguire il cuore, la passione e di divertirmi insieme ai ragazzi, sia attraverso la mia eventuale futura squadra, sia eventualmente attraverso lo stare insieme con tutti questi ragazzi della mia rappresentativa creata “La Football Players” con la quale ci stiamo togliendo tantissime soddisfazioni e stiamo veramente vivendo esperienze da sogno.
NB: L’ultima domanda riguarda noi, conosci CalcioPanchina.it? Cosa pensi del sito
SB: Assolutamente sì! Conosco molto bene il sito perché è fatto da un mio amico, collega e professionista molto preparato e preciso su ogni aspetto tecnico calcistico e manageriale. Lo seguo con molta attenzione e quando e se sarà possibile un giorno magari collaboreremo anche insieme in maniera fattiva.
NB: Grazie mille per aver risposto alle nostre domande, a presto e in bocca al lupo per tutto!
SB: Niccolò ringrazio Te e il Tuo sito. Un saluto a Te e ai lettori.
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