ESCLUSIVA CP – Emmanuel Cascione: “nella mia famiglia il calcio è stato sempre importante”
In esclusiva, ai microfoni di Calciopanchina di Niccolò Brancati, presentiamo Emmanuel Cascione – allenatore professionista, considerato un riferimento sportivo e umano
Presentata da Niccolò Brancati, ecco l’intervista che ci ha concesso il mister Cascione, a cui vanno i più sinceri ringraziamenti per la sua disponibilità.
NB: Buongiorno a tutti i nostri amici lettori del blog CalcioPanchina di Niccolò Brancati. Oggi abbiamo il piacere di avere con noi il mister Emmanuel Cascione. Grazie per essere qui! Buon giorno mister, iniziamo questa intervista presentando le sue origini calcistiche ai nostri lettori.
EC: Buongiorno, è un piacere anche per me. Ciao Niccolò: da calciatore ho conquistato gli obiettivi prefissati con il talento e la determinazione, cerco di fare la stessa cosa nelle vesti di allenatore. Penso avrei potuto fare qualcosa in più nonostante la buona carriera. A livello calcistico penso di essere stato un predestinato non in termini di calciatore campione. Nella mia famiglia il calcio è stato sempre importante. Una passione iniziata da mio nonno, presidente di una società, mio padre giocatore arrivato ai massimi livelli “Serie A”, mio zio giocatore giovanile Sampdoria e mio fratello dove ha lasciato molto presto.
NB: Ha girato moltissime società e visto centinaia di ragazzi, dove sente di aver lasciato l’impronta più indelebile? Dove crede di aver fatto davvero la differenza?
EC: Penso che l’impronta più significativa e importante è quella lasciata ai singoli giocatori, ovviamente non a tutti, però quei calciatori che avevano bisogno di crescere sotto il profilo mentale e anche tecnico. In questi tre anni da allenatore qualche ragazzo sotto la mia ala l’ho preso aiutandolo a crescere. Da giocatore avendo maturato una certa esperienza ricordo la mia vicinanza a Marco Verratti, dove con gli anni a seguire con il talento e la bravura ha dimostrato.
NB: Da ex calciatore professionista e da allenatore, come vedi i ragazzi che escono oggi dalle giovanili e quali caratteristiche dovrebbero avere per affrontare il “calcio dei grandi”?
EC: A mio malincuore dico che i ragazzi di oggi se vogliono avere una carriera importante dovrebbero riacquisire i vecchi valori: cultura del lavoro e del sacrificio. Nel calcio del presente c’è propensione al rischio di giocate. Assente l’educazione che fa la differenza, rimanere umili e lavorare a testa bassa porterebbe risultati migliori.
NB: Che cosa raccomanda alle nuove generazioni di istruttori e allenatori?
EC: Alleno da 3 anni, non mi sento di dare delle raccomandazioni. Il mio pensiero importante è allenare non per se stessi ma per per i giocatori e per la squadra. Vedo molte volte tanti colleghi che vogliono strappare idee dal calcio dei grandi senza ricevere utilità finali. Secondo me bisogna non copiare, ma essere se stessi e originali.
NB: Veniamo al campo. Quali sono i principi del tuo modello di gioco?
EC: Fortunatamente nel corso della carriera ha avuto allenatori molto diversi tra di loro con con belle idee, grande carisma e modo di approcciarsi ai giocatori in maniera differente. Io sono un amante del calcio pratico. Con questa ultima risposta non voglio trasmettere o ostentare il gioco come come richiede la moda del momento. Io sono un allenatore che prova ha trasmettere una certa determinazione. L’euforia della predominanza ma non dominanza del possesso palla, ci porta nel cercare la via del gol prima possibile giocando con criterio verso l’obiettivo.
NB: Le tue proposte variano da settimana a settimana? Come è organizzato il tuo microciclo tipo, da partita a partita?
EC: In questi anni ho modificato aggiungendo e togliendo proposte al mio modo di allenare. Sono partito con tante proposte a livello di esercitazioni specialmente della fase del possesso palla. Nella parte tecnica piano piano mi sono reso conto che cercavo di essere sempre meno bello ma più funzionale e allenante per quello che comunque la domenica richiedeva. Tanto dipende anche dal momento e settimane che si vive. Ripetere stesse esercitazioni non aiuta una squadra. I giocatori hanno bisogno di qualcosa di nuovo che porti loro stimoli. Lavoro molto sulla parte fisica a cui tengo. Cerco sempre di proporre le mie idee con l’aiuto del dello staff tecnico. L’idea del mio preparatore atletico è ben precisa, lavorare non solo per l’aspetto fisico ma anche su quello mentale facendo soffrire step per step il calciatore.
NB: Obiettivi per il tuo futuro?
EC: Ho iniziato questa carriera perché credo in quello che faccio e nelle mie potenzialità. Ho sempre sognato quando giocavo fare l’allenatore. Spero di arrivare credendo con determinazione, ad allenare nella massima serie del nostro calcio.
NB: L’ultima domanda riguarda noi, conosci CalcioPanchina.it? Cosa pensi del sito?
EC: Ho visitato il vostro sito, è molto interessante. Considerandolo da professionista, interessante i lavori pubblicati. Per me a livello personale siete utili per prendere appunti e spunti. Confrontarsi con altre realtà all’esterno del campo o colleghi è comunque importante per crescere sotto tutti i punti di vista, calcistici e non. Concludo dicendo che vi ho trovati interessanti, dettagliati e professionali. Complimenti veramente!
NB: Grazie mille per aver risposto alle nostre domande, a presto e in bocca al lupo per tutto!
EC: Niccolò ringrazio Te e il Tuo blog. Un saluto a Te e ai lettori
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